Marta Pulvirenti

Ero piccolina che alle reti televisive che mandavano in onda i cartoni animati io preferivo cento e più volte i documentari sui lupi e i leoni. Ero un po’ più grande che presa dallo sconforto e dalla sensazione di essere l’ “incompresa” in famiglia, organizzavo la mia fuga da casa con una coperta e tre strati di vestiti: volevo vivere nel boschetto nei pressi del Lago delle Mucille, ai piedi del Carso, certa che avrei potuto sopravvivere di bacche e riscaldata dai peluches che raccoglievo ogni volta dalle mensole per portare con me: “Loro sono gli unici che mi capiscono”, ripetevo a me stessa. Ero brava abbastanza da autoanalizzarmi: mi sentivo sola e non ero in grado di avanzare richieste. Non potevo nemmeno affidarmi a una passeggiata con il mio cane, perché un cane non lo potevo avere in appartamento. Desideravo un amico che mi capisse e con cui condividere. Un cane che avrebbe apprezzato l’evasione dal caos della vita domestica e che avrebbe saputo ascoltarmi. (io parlo tanto) Non sono mai stata una coraggiosa e non sono mai realmente scappata fisicamente da casa, ma presto sono andata a convivere con il ragazzo di allora. I genitori avevano due bellissime Siberian, mamma e figlia. Loro sono state le prime creature con le quali ho sentito una forte empatia. Di comune accordo in famiglia abbiamo preso Kody, da un cagnaro qualsiasi. Kody ha passato la sua infanzia con due mamme speciali: “Shira e Smilla” erano davvero la provvidenza, sia per me che per lui. Assieme alla loro proprietaria, Arianna, abbiamo consumato scarpe e battuto il territorio in lungo e in largo. Camminare con loro accanto (pure davanti, perché no) era rilassante e rigenerante. Col passare del tempo, concomitante con l’arrivo di Eden, o voluto provare altre esperienze assieme ai miei cani e abbiamo voluto cimentarci in discipline quali le cani-cross, rally-obedience e corsi di educazione. Le storie finiscono, le persone si lasciano e io decido che i cani sarebbero stati per sempre con me. Non soddisfatta aggiungo alla famiglia Eva e la mia istruttrice mi sprona a intraprendere un percorso come Educatore Cinofilo presso il Gentle Team di Alexa Capra. Nel giro di poco mi sono ritrovata con un’associazione sportiva da gestire (TALK a Bau!) , eventi da organizzare e i miei cani con cui costruire sempre qualcosa di nuovo. E’ stato l’inizio di una vita vera, arricchita da sempre nuovi tasselli, come il mondo delle esposizioni e dagli stages che organizzo. Spesso guardo altri cani a passeggio, quelli dei soci della scuola e mi documento su razze in voga. Mi domando se mi vedrei bene con una razza diversa. La risposta è sempre no. I Siberian huskies sono tutto quello che cerco: compagni leali e discreti, silenziosi e attenti. Sono tutti uguali e diversi, sono creature versatili, decisamente attive come me, sempre in movimento, come me desiderano libertà e poche costrizioni ma contrariamente, loro se dissentono sono capacissimi di opporsi al regime ed essere totalmente autonomi. Questo a me manca e forse è per questo che apprezzo così tanto quello che molti considerano un difetto: l’autonomia di pensiero e azione. Ecco, da qui parte il mio percorso. Si dice “vivi ogni giorno come fosse l’ultimo”. Non ci ho mai creduto realmente e mi sono illuminata quando ieri Nek a un’intervista radiofonica ha esordito dicendo “Vivi ogni giorno come fosse il primo”. Ecco, farò così.
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